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Ascent

Nepal Expedition – aggiornamento 03

Nepal Expedition
Aggiornamento 03

La spedizione di Silvia e Stefano è giunta ufficialmente al termine e vi riportiamo l’ultimo aggiornamento ufficiale della spedizione: l’ascesa e la discesa.

Aggiornamento 04
Ascesa

31/10 Dopo una notte decente al campo base avanzato, sveglia al buio e partiamo per la nostra ascesa: sono circa le 4 del mattino, la prima ora al buio e al gelo é difficile, ma non appena sorge il sole ci carichiamo di nuova energia e ingraniamo la marcia.

Dobbiamo tracciare il ghiacciaio che non presenta situazioni insidiose ma purtroppo la neve è profonda e inconsistente: ci fa arrabbiare pensare che di notte faccia un freddo così pungente da farci soffrire.. ma poi sia addirittura troppo freddo da non sciogliere di giorno e quindi consentirci di trovare il tanto ricercato “rigelo” notturno.

Tracciamo così il ghiacciaio sprofondando a tratti fino al ginocchio e dopo quattro lunghe ore siamo al colle dove comincia la cresta individuata per la salita. Veniamo baciati dal sole essendo ad est e cominciamo la scalata motivati!

Ci leghiamo in cordata corta di trenta metri e procediamo alternando tratti di arrampicata in simultanea a tiri di corda veri e propri da sosta a sosta, laddove l’arrampicata si fa più difficile o più pericolosa. Purtroppo la neve continua ad essere totalmente inconsistente e nasconde sotto di lei placche di roccia scivolosa senza creare alcun fondo. Tentiamo ripetutamente di testare la tenuta della neve nel versante nord che ci consentirebbe una progressione molto più veloce ma siamo sempre costretti a ricorrere alla roccia, dove riusciamo a piazzare qualche friend e spuntone per assicurarci durante la salita.

L’arrampicata é bella e divertente, salvo qualche tratto di massi instabili e roccia marcia. Dopo 6 ore di viaggio in cresta arriviamo sull’antecima del Sato Peak a quota 6100, il primo obbiettivo che ci eravamo prefissati è raggiunto.

Per raggiungere la cima principale a 6200 m bisognerebbe scendere e reperire una cresta nevosa zigzagando tra alcuni seracchi, le condizioni della neve sono le medesime anche qui così decidiamo di concludere la nostra salita sull’antecima ed iniziare la discesa che, con molti tratti di disarrampicata e qualche doppia ci riportano al colle e da lì  lungo il ghiacciaio al nostro campo avanzato.

Aggiornamento 05
Discesa

Rientrati al campo base e rigenerati con temperature più umane ed un pasto non liofilizzato, riordiniamo le idee e decidiamo di provare nuovamente con un tentativo alla cima principale con una strategia diversa. Abbiamo ancora qualche giorno di bel tempo, poi il meteo sembra incrinarsi. Concordiamo già l’appuntamento con lo yak man per scendere a valle e ci riserviamo tre giorni per l’ascesa.

Il piano è di spezzare la salita in due giorni dormendo al colle di neve dove inizia la cresta, oltre il ghiacciaio a quota 5800 metri, per poter partire così la mattina presto direttamente dal colle e avere più ore a disposizione per tentare la cresta nevosa, sappiamo già che ci sarà da scavare e da faticare quindi avere ore in più di luce è fondamentale. Prendiamo una piccozza in più, qualche picchetto da neve, sacchetti di stoffa per fare corpi morti e viti da ghiaccio. La cresta nevosa presenta diversi seracchi dove vediamo la possibilitá di proteggerci su ghiaccio, ma ci serve molto tempo perché purtroppo la consistenza della neve rende molto lenta la nostra progressione.

Saliamo così in giornata dal campo base al colle, portandoci appresso tutta l’attrezzatura, tenda e sacchi a pelo. É molto difficile muoversi leggeri, per quanto cerchiamo il più possibile quello stile alpino che ci é tanto caro, perché le temperature della notte non ci consentono di dormire senza tenda o senza avere appresso il fornellino per sciogliere la neve. Sembra filare tutto liscio.. fino al sopraggiungere del buio quando sdraiati in tenda il mal di montagna torna a bussare con arroganza. Il mal di testa e il freddo sono infernali. La mattina, alla sveglia, siamo frastornati e non ci reggiamo in piedi, si aggiunge la nausea e siamo costretti a rimanere sdraiati. Le ore scorrono veloci, il sole ormai scalda la tenda da un po’ e troviamo la forza di trascinarci fuori dalla tenda, fare gli zaini e scendere di quota. Purtroppo, il mal di montagna ha mandato in fumo il nostro tentativo ma non possiamo far altro che scendere di quota per stare meglio.

Rientriamo in giornata al campo base, dove crolliamo in tenda esausti. 

La cima vera e propria del Sato Peak é rimasta inviolata, abbiamo aperto una via di roccia e misto che raggiunge la sua antecima lungo la cresta est. Ma ora é tempo di rientrare: una lenta settimana a ritroso sui nostri passi e il progressivo ritorno alla civiltà. È tempo di godersi un po’ di sole sulla pelle, qualche pasto abbondante e più saporito, un letto anziché un espanso e prima o poi anche una doccia!

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