Dàs a Trà è il racconto a puntate della fondazione di Ande, una storia di famiglia, e del nostro amore per il mondo verticale, nelle parole del nostro fondatore Aldo.
In questo episodio Aldo ripercorre con noi la nascita dell’azienda, raccontandoci della sua passione per la montagna, una passione che lo ha animato per tutta la vita.
Aldo, che cos’è per te la montagna, che cosa significa essere alpinista?
La montagna per me è stata una grande evasione, uno sfogo che ho avuto per tutta la vita e che ho ancora oggi, anche se sono cambiate tante cose (ride). Un po’ mi manca! Quando vado in montagna il cervello “frulla” in un’altra maniera. Le idee più giuste, le più immediate ti vengono lì. La montagna è stata il mio grande sport, ma ha significato anche divertimento, amicizie, tante cose.
Quando hai capito che la passione poteva diventare anche un lavoro, creando un connubio tra montagna e impresa?
Dal ’64 al ’70 ho lavorato nell’azienda di famiglia che produceva ferro. Poi l’azienda per vari motivi è stata chiusa e io mi sono arrangiato per un paio d’anni, finché Cassin mi ha offerto una rappresentanza e da lì le cose si sono allargate. Questo lavoro, prima con Cassin e poi con Ciesse Piumini che abbiamo fatto nascere insieme, è diventato una grande passione insieme alla montagna. Poco dopo ho iniziato a lavorare per conto mio, sono andato in Cina, sapevo 14 parole in inglese e ho iniziato ad importare un po’ di tende, un po’ di zaini. Ho fatto delle cazzate meravigliose, però è stata un’esperienza. A quel punto è nata Ande: sembrava tutto messo lì apposta per essere interpretato e poi vissuto.
Come mai sei arrivato in Cina? Sei stato un po’ un antesignano.
Anche lì è stato un caso. Io ho un difetto: mentre sto facendo una cosa, sto già pensando alla successiva, è stato così anche nell’arrampicata. Dunque, nell’87 c’era stata un po’ di crisi sul mercato. Sapevo che in Cina si producevano zaini e tende. C’erano solo due aziende forti che potevano permettersi di andare, la Ferrino e l’attuale Salewa, e un bel giorno ho detto ciapi l’aero e vo giò. Non sapevo niente. Sono andato ad una fiera a Canton, che allora era una città con palazzi di dieci, dodici piani, senza ascensore. A me piaceva. Ho cominciato a girare un po’ di aziende, ho avuto la fortuna di incontrarne una in particolare, con cui adesso non lavoriamo più, che aveva un ufficio a Hong Kong. Finita la fiera mi hanno invitato ad andare da loro. Ci siamo piaciuti, ho cominciato acquistando un container di tende e un container di zaini. Sono tornato a casa, la merce era arrivata e da lì è iniziato tutto. Andavo in Cina due o tre volte all’anno, ben organizzato, con chi sapeva l’inglese. É stata una bella avventura, un po’ come andare a fare una via nuova.
Non hai mai pensato che mischiare montagna e lavoro potesse rovinare la magia della passione?
No, perchè era un po’ un tutt’uno. Anzi, è stato un bel compromesso. La scelta di questo lavoro legato alla mia passione mi ha sempre dato tanti stimoli.
Com’è iniziata l’avventura con il marchio Ande?
Ande è stata una cosa veramente bella e strana. Io avevo un socio che si chiamava Dell’Oro, dovevamo dare un nome a questa società che stavamo creando. Abbiamo pensato: “Anghileri e Dell’Oro, An-De”. Ed è nata Ande, così, scherzosamente. Poi c’era il collegamento con le Ande, le montagne. Ricordo sempre con piacere il mio socio Dell’Oro, se fosse ancora con noi, saremmo qui a raccontare questa storia insieme.
Nel 1978 nasce Ande, nel 2009 la lasci e nel 2018 la riacquisti. Nostalgia, amore o voglia di nuove sfide?
Ho venduto l’azienda nel 2009 perchè non ero più soddisfatto della società, ma me ne sono andato a malincuore. Per cinque anni non potevo fare concorrenza all’azienda. Dal 2013 Ande ha iniziato a navigare in cattive acque, nel 2016 ho iniziato a sperare di riacquistare il marchio. Ho fatto la penultima cazzata: ho riacquisito tutto e piano piano ho cominciato a ricostruire. Nel 2017 si è liberato il marchio e nel 2018 l’ho ripreso. Siamo ripartiti a tuono ed eccoci qua.
Non perdetevi i prossimi episodi di Dàs a Trà, il racconto di una storia di famiglia.
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Alla prossima #AndeExplorers!
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