fbpx

Peru expedition – Luca Danieli racconta la spedizione

di Luca Danieli

Perù Expedition Agosto 2023

Da anni covavo il sogno di una spedizione extraeuropea per potermi confrontare con mondi e ambienti nuovi, mettermi alla prova e imparare.
L’occasione si è presentata a dicembre 2022, quando dopo una cena “goliardica” con gli amici Marco, Angelo e Filippo (Lisi) ci siamo ritrovati con i biglietti aerei in mano. 
La scelta del Perù è stata piuttosto semplice: montagne bellissime di tutte le difficoltà e altezze, tempo stabile e facilità di organizzazione logistica.

Nella nostra testa ci eravamo prefissati qualche obiettivo, ma con la riserva di decidere una volta sul posto in base a condizioni/desideri/stato fisico.

L’acclimatamento e la Laguna Churup

Dopo un arrivo un po’ movimentato causa perdita bagagli, iniziamo il nostro acclimatamento con una gita semplice ma molto bella alla Laguna Churup (4457 mt), posta poco sopra Huaraz, che regala una vista spettacolare sul lago alla base del Nevado Churup. Non posso negare che nonostante il dislivello fosse di soli 650 mt la quota si è fatta sentire e il fiato corto non è tardato ad arrivare.

luca-danieli-racconta-la-spedizione-01
Nevado Urus: il mio primo 5000

Finalmente il giorno 4 partiamo per la prima valle, la Quebrada (“valle” in Quechua) Ishinca, un posto molto conosciuto perché offre la possibilità di salire svariate montagne partendo dallo stesso campo base, dove per altro sorge l’omonimo rifugio a 4350 mt, meta di molti trekkers.
Io e Lisi ci sentiamo bene, quindi saliamo senza troppi problemi i 650 mt di dislivello per arrivare nei pressi del rifugio dove piazziamo il nostro campo base. L’indomani decidiamo dunque di salire il Nevado Urus (5420 mt), una montagna abbastanza semplice ma con un percorso piuttosto ripido che richiede una buona gamba!

Siamo a fine stagione e la neve è ormai poca, giusto la conca finale prima delle ultime roccette per la vetta! Riusciamo infatti a salire solo con ramponi e piccozza senza necessità di legarci e dopo 3 ore siamo in cima… il mio primo 5000, uno spettacolo guardarsi intorno e vedere il Tocllaraju, l’Ishinca, il Ranrapalca..
Il giorno seguente noi riposiamo mentre Angelo e Marco, che si sono un po’ ripresi a seguito di un’ intossicazione alimentare, seguono le nostre orme per acclimatarsi anche loro.

La salita all’Ishinca

Il 6 agosto decidiamo di salire un’altra montagna, colei che dà il nome alla valle, ovvero l’Ishinca (5530 mt): per accedervi dobbiamo percorrere una lunghissima morena fino al colle che la separa dal Ranrapalca (una montagna davvero bella e imponente) e da qui proseguire tra i crepacci per il facile ghiacciaio fino in vetta.

A differenza che sull’Urus, qui il dislivello si sente maggiormente e nell’ultima parte il fiato è piuttosto corto, anche se fortunatamente nessuno di noi soffre di mal di montagna. In realtà scopriamo anche di essere piuttosto veloci perché in 5 ore siamo in vetta partendo dal campo base contro le 7 che ci indicano le relazioni! Probabilmente dobbiamo ancora capire come funziona il “passo da quota” perché a me sembra di andare lentissimo…

Torniamo a valle piuttosto stanchi, ora non ci resta che riposare fino al giorno dopo quando arriverà Daniel, il nostro arriero (proprietario dei muli) con i suoi burros (asini), per riaccompagnarci verso casa!

Verso il Pisco

Un paio di giorni di descanso (riposo) a Huaraz ci consentono di riprenderci un po’ e poter pianificare la prossima incursione, la scelta cade sulla valle del Pisco perché il meteo è un po’ incerto con nuvole sparse e freddo in quota; questa valle infatti ci offre la possibilità di salire appunto il Pisco, una montagna molto bella esteticamente ma anche abbastanza semplice da scalare.

Arriviamo così il giorno 8 al rifugio dove pernottiamo e possiamo ammirare lo spettacolo degli Huandoy, Chopicalqui, Pisco!

Alle 2 del mattino usciamo dal rifugio e partiamo per quella che si rivelerà essere una morena infinita, un continuo su e giù su pietraie e crestine…probabilmente la parte più faticosa della salita! Il ghiacciaio del Pisco è piuttosto tormentato con alcuni ponti di neve e crepacci anche belli grandi. Fa davvero un freddo cane, il cielo è nuvolo e nevischia pure.

Fortunatamente poco prima di arrivare in cima si alza un po’ di vento che libera il cielo ma abbassa notevolmente la temperatura, ho lo zaino completamente gelato! Fortuna ho la giacca nuova (Agner) bella pesante che con sotto il pile (Averta) e sopra il guscio (sviluppato appositamente per la spedizione) riesco a restare bello caldo!

luca-danieli-racconta-la-spedizione-05

Dopo 4 ore circa siamo in vetta… Inutile dire che la vista dalla cima con le prime luci è sensazionale, riusciamo a vedere anche la pala dell’ Artesonraju, il difficile Chacraraju e in lontananza il famoso Alpamayo

luca-danieli-racconta-la-spedizione-06

Sinceramente questa salita mi ha un po’ cotto oltre che a livello fisico anche mentale, è vero che è la montagna più alta che abbia mai salito (5752 mt) ma penso che per me il problema continui a essere la modalità con cui avanziamo su questi terreni e il fatto che in fin dei conti si tratti di “camminare” più che di scalare.

luca-danieli-racconta-la-spedizione-07
Huarapasca: pascoli, lama e una pianta che fiorisce dopo 150 anni

Tornati in città decidiamo di dividerci, il Lisi e Ange sono decisi a provare l’Alpamayo, io e Marco – dopo aver visto le condizioni della montagna e il meteo dei giorni successivi non proprio rassicurante – optiamo per fare altro e decidiamo di dirigerci verso una montagna un po’ distante dalle altre della Cordillera ma che si rivela un vero gioiellino sia per salita che per ambiente in cui si trova: lo Huarapasca (5418 mt).

Arrivarci richiede un viaggio di circa 3 ore attraverso una valle molto ampia ricca di colline verdeggianti e una pianura enorme al centro dove vivono alcuni contadini e tantissimi animali, dai lama, ai cavalli e le mucche. Qui scopriamo anche una pianta curiosa, la Puya Raimondii che cresce tra i 3200 e i 4800 mt di altezza impiegando dagli 80 ai 150 anni per fiorire, dopo di che muore.

luca-danieli-racconta-la-spedizione-08

La salita di questa montagna è decisamente più tecnica e avvincente rispetto a quelle fatte finora, ha infatti 2/3 tiri di ghiaccio a 60° e un bel pendio nevoso finale! La salita e il dislivello sono piuttosto brevi, ma il divertimento e la soddisfazione sono grandi! Ecco, finalmente anche la mia testa inizia a girare per il verso giusto, queste sono le salite che mi appagano e mi fanno sentire bene!

Riusciamo a rientrare evitando il temporale che nel frattempo si abbatte sulla zona, in questi giorni il tempo è un po’ ballerino infatti e pensiamo a cosa stiano patendo i nostri amici nella zona dell’Alpamayo.

Nuove vette e qualche disavventura

Dopo un meritato giorno di riposo e festa partiamo per un’altra valle, la Quebrada Llaca, più stretta di quelle viste fino ad ora ma che fa da palcoscenico a due montagne maestose e fantastiche, il Ranrapalca (altro versante rispetto alla valle Ishinca) e l’Oschapalca.

Qui passeremo 3 giorni alloggiati al rifugio delle guide con l’obiettivo di salire una via sportiva di roccia, la “Mision Lunatica” su una parete di fondovalle, e il giorno seguente il Vallunaraju (5686 mt).

Sfortunatamente i nostri programmi non vanno esattamente come previsto… infatti il giorno in cui saliamo la via di roccia il meteo decide di volgere al brutto. Nonostante siamo saliti molto veloci e stando alle previsioni avremmo ancora qualche ora prima dell’arrivo della pioggia, proprio all’inizio delle calate in corda doppia scoppia un violento temporale con tanto di grandine, tuoni e fulmini.

La cordata di ecuadoregni davanti a noi cerca di scendere il più velocemente possibile e noi dietro a ruota… peccato che la fretta è decisamente nemica della fortuna! Infatti dopo la prima doppia si incastrano le corde e non c’è verso di recuperarle…non resta che tagliare e proseguire la discesa con 15 mt di corda (sigh!)…

Grazie al cielo il guscio è davvero fenomenale e quantomeno la parte superiore del corpo resta asciutta! Ma che freddo!

luca-danieli-racconta-la-spedizione-09

Rientriamo in rifugio con il morale un po’ guastato per l’imprevisto, ci godiamo una buona cena contornata da maratona di film e qualche birretta!

Il giorno seguente (avremmo dovuto salire il Vallunaraju) i ragazzi dell’Ecuador ci prestano una loro corda per poter risalire la via e recuperare le corde rimaste in parete, saliamo veloci e al sole (oltre al danno la beffa) e riusciamo a portare a casa il tutto…guarda un po’ che fortuna, adesso ho 2 corde e non più 1!

Tornati a Huaraz con nostra sorpresa ci troviamo Lisi e Ange che sono già tornati dall’Alpamayo, scopriamo infatti che non solo a noi è capitata un po’ di sfortuna, loro hanno infatti beccato gli unici giorni brutti del mese al campo alto, che hanno reso impraticabile la parete obbligandoli a rientrare alla base.

Hatun Machay: finalmente si arrampica!

Per i prossimi giorni il menù prevede tanta roccia! Abbiamo infatti chiuso con le montagne innevate ed è giunto il momento di arrampicare!

Dopo un giorno dedicato ai rifornimenti siamo pronti a partire per Hatun Machay, la così detta “foresta di sassi” posta nella Cordillera Negra a una quota di 4290 mt, una falesia vastissima costituita da più di 300 tiri di tutte le difficoltà sviluppati appunto su questi sassi che si innalzano dal terreno a migliaia, una cosa stranissima da vedere che fa sorgere l’interrogativo “da dove siano arrivati?”.

In questo luogo sorge un piccolo rifugio gestito da una famiglia peruviana che offre da dormire e qualche comodità come bagni o acqua corrente.

Scalare qui è davvero fantastico, penso di aver fatto alcuni tra i tiri di falesia più belli di sempre! Forme e stili di arrampicata di ogni tipo, dagli strapiombi alle placche, dai buchi ai nidi d’ape. Una meta che consiglio davvero a tutti coloro che amano la scalata e che abbiano l’opportunità di passare dal Perù!

Dopo 3 giorni abbiamo la pelle delle dita bella consumata ma abbiamo anche fatto una scorpacciata di tiri in quota sia per divertimento che in preparazione alla prossima avventura…

La via dell’85: la Big Wall del Perù

Una volta rientrati siamo ormai vicini al termine del nostro viaggio, abbiamo giusto una settimana e ancora un obiettivo da completare: la via dell’85 alla Esfinge o Cerro Paròn (5325 mt), la big wall del Perù. Un pilastrone di 900 mt che si innalza sopra la laguna Paròn, meta molto ambita dai turisti, di un granito arancione simile a quello del Monte Bianco ma a tratti decisamente liscio come al Grimsel.

Personalmente da arrampicatore più che alpinista “classico”, questa era la meta che mi ero prefissato dal momento stesso in cui abbiamo prenotato i biglietti, un sogno che ho realizzato.

Arrivati alla laguna ci aspetta una buona oretta e mezza di sentiero piuttosto ripido, infatti sono circa 650 mt di dislivello per poter arrivare al campo base dove montiamo le tende. Mentre Marco e Lisi vanno in cerca di acqua e preparano la cena io e Ange andiamo verso la parete con i sacconi e il materiale per scalare, dista infatti un oretta dal campo base e per essere più veloci il mattino seguente portiamo tutto l’occorrente già all’attacco della via.

La serata è stupenda, il tramonto regala colori e emozioni speciali, sarà anche il fattore tensione che amplifica il tutto!

luca-danieli-racconta-la-spedizione-12

La sveglia suona presto, vogliamo infatti attaccare verso le 5 perché la via è piuttosto lunga e anche stando alle relazioni e ai racconti di chi l’ha salita si rischia facilmente un bivacco o comunque di uscire molto tardi.
Saliamo dunque i primi tiri con la luce delle frontali, fa freddo ma non troppo e riusciamo a salire bene e veloci, Ange e il Lisi, con i quali condividiamo a turno le soste, sono i primi ad aprire le danze.

Che figata, il granito è solido e bello da scalare, i gradi non sono estremi ma tra il fattore quota (siamo sui 5000 mt) e il doversi proteggere con friends e dadi, l’impegno richiesto resta comunque alto.

Ci siamo dati un limite di orario per arrivare alla cengia mediana, dove solitamente si bivacca, se per le 12.00 non saremo ancora lì, valuteremo di scendere. In realtà alle 10.30 siamo già al tiro successivo! Mi sento proprio bene, sarà che l’arrampicata su roccia la sento come il mio “ambiente” preferito ma sono davvero contento e determinato!

La parte alta della via è decisamente più semplice ma più da cercare, si naviga tra fessure e placche un po’ tutte simili ma la linea ad un occhio allenato è piuttosto evidente!

Alle 14.30 siamo in cima tutti e quattro, decisamente prima di quanto sperassimo e tutti soddisfatti per la salita!

luca-danieli-racconta-la-spedizione-13

Che bello, sento che la mia mente si sta pian piano rilassando conscia che abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo prefissati e consapevole che ci aspettano 2 giorni di relax… anche se questo significa che si avvicina la fine di questa nostra spedizione.

Festa, relax e sogni realizzati

Gli ultimi giorni li passiamo a Huaraz, tra shopping e un po’ di festa che non guasta mai, soprattutto ora che non abbiamo più pensieri per la testa!

Il viaggio di ritorno è stato un autentico calvario, io e Marco siamo stati cancellati dalla lista passeggeri del volo Lima – Bogotà, cosa che scopriamo al momento del check-in a circa 2 ore dal volo… ma questa è un’ altra avventura!

luca-danieli-racconta-la-spedizione-14

Le spedizioni non finiscono qui!

Seguiteci qui sul blog, su Facebook e Instagram per tutti gli aggiornamenti sulle prossime avventure degli ambassador Ande.

Alla prossima #AndeExplorers!

FOLLOW US