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Roberto Crippa ultra trail Tower2Tower maratona Lecco Pisa

Da Lecco a Pisa “Tower2Tower”: l’impresa ultra-trail di Roberto Crippa

di Roberto Crippa

Maratona Trailrunning Lecco – Pisa 
Ottobre 2024

Dov’eravamo rimasti? In piazza San Marco, nel cuore della Serenissima, l’arrivo della Lecco-Venezia, un lungo viaggio da 284,5 chilometri vissuti metro dopo metro, con una passione che da anni mi affascina e mi avvolge.

Da allora è trascorso un anno, ed eccomi di nuovo qui – dopo tanti allenamenti e altrettanti sogni – a rivivere altre emozioni, una valanga di emozioni, quelle di una nuova, ancora più lunga, sinuosa ed entusiasmante Ultratrail, tracciata con altrettanto trasporto, fino ad arrivare alla Lecco-Pisa, la “Tower2Tower” ovvero da torre a torre. La prima intesa come il Matitone tanto caro ai lecchesi, il campanile di San Nicolò; la seconda, l’avrete intuito, è la Torre pendente, il simbolo di Pisa nel mondo.

Un’altra lunghissima avventura, questa è stata la Lecco-Pisa, pensata per essere “risolta” in 320 chilometri e, una volta percorsa, arrivata invece a 340,5 il che equivale ad aver corso, marciato, sudato per qualcosa come otto maratone consecutive, qualcosa di più a dire il vero.

La scommessa era questa: unire i simboli delle due città con un tracciato trail sostenibile, in modo da renderlo poi disponibile a tutti, e percorrerlo in una tappa unica non-stop, nel più breve tempo possibile e in semiautonomia.

Così è stato, tra il 10 e il 13 ottobre, date di partenza e arrivo di questa Ultratrail che alza di ben 56 chilometri l’asticella del mio primato personale: da 284,5 a 340,5.

Da Lecco a Pisa di corsa 

Ho percorso la Lecco-Pisa in 85 ore, 16 minuti e 46 secondi, con un dislivello positivo di 2308 metri e negativo di 2503 metri. In mezzo a questi numeri, tanta voglia di vivere ogni singolo passaggio di una linea che ho iniziato a tracciare con le mie gambe in una mattinata piovosa, con le scuole chiuse per il maltempo, e concluso in una serata con la piazza dei Miracoli piena del tanto calore riservatomi dalla famiglia che mi attendeva accanto alla Torre pendente.

Devo tanto, tutto, alla mia famiglia, e senza nulla togliere agli altri, devo tantissimo a mia moglie Nathalie: la prima a dirmi ogni volta di smettere, la prima ogni volta ad aiutarmi, a darmi i giusti consigli, a farmi riflettere su ogni singola decisione da prendere durante un’impresa così complicata. Allenatrice? Mental coach? Chiamatela come volete, io so che al di là di ogni santa barretta e beato integratore, lei è l’unica a saper risolvere anche le mie crisi alimentari. E questo è sicuramente un altro dei segreti base dell’Ultratrail, assieme alla determinazione, che dev’essere granitica, e agli allenamenti, che non possono avere pause, pena l’insuccesso assicurato.

Poi ci sono i miei figli: Dominique e Corinne che sanno come tenermi reattivo di notte, telefonandomi dal Canada; e Julien con Olivier, il primo alla guida dell’ammiraglia che ritrovo di volta in volta per i “ristori”, addetto ai calcoli (e ricalcoli) del percorso, e il secondo impegnato per lunghissimi chilometri sul campo, con il suo affiancamento in bici, in sella o a piedi (quando buca) e ancora prima e dopo “social manager” di questa impresa. Alla parte tecnica, l’abbigliamento, l’attrezzatura, ci pensa Ande, dunque problema risolto.

Roberto Crippa in partenza per la maratona ultratrail Tower2Tower da Lecco a Pisa
Tower2Tower: la gioia, dopo la fatica

Tutto questo e altro ancora è stata la Lecco-Pisa. Ecco perché diventano (e resteranno) solo lieti ricordi la pioggia battente, i 5 gradi dell’umidissima Pianura Padana diventati 25 sotto il sole di poche ore più tardi, quel ponticello di legno portato via dal maltempo con un torrente invalicabile e la lunga deviazione necessaria nella notte, o ancora il mastodontico cane San Bernardo minaccioso a causa della mia lampada frontale puntata contro, gli Appennini col Passo della Cisa da scalare dal versante emiliano, fino a scendere al mare tra Liguria e Toscana. Poi è toccato all’interminabile Versilia, fino a Viareggio, e via di corsa verso Pisa.

L’Ultratrail è grande fatica e tanta soddisfazione, insegna a conoscersi meglio. Sono convinto che suggerisca anche che lo sport può essere praticato a tutte le età (a proposito, ho 58 anni). Alcuni traguardi – anche se estremi – sono comunque raggiungibili. E a chi si arrovella, chiedendosi se conti più la testa o il fisico per arrivare così oltre, io rispondo che purtroppo non so suonare, ma amo la musica, e solo quando testa e muscoli interagiscono pienamente, si crea quella melodia che può portare lontano, lontanissimo.

Le avventure non finiscono qui!

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Alla prossima #AndeExplorers!

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