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Dove sono nata io era tutto piatto e le Grigne all’orizzonte non le avresti mai viste. Nel giardino dove ho speso la mia infanzia fino ai 9 anni, c’era un ciliegio altissimo, non essendo potato era diventato più alto della casa stessa. Quando volevo nascondermi, fuggire da un’infanzia per nulla facile o semplicemente cercare di capire se anche io, come i gatti, avessi 9 vite, mi ci arrampicavo fino in alto. Ho fatto tiri in via decisamente meno pericolosi, a pensarci ora che son passati 20 anni da questi ricordi e sì, di vite ne avevo decisamente più di una. Di vite ne ho vissute un po’, in quel paesino della campagna rumena ci sono nata e cresciuta e su quel ciliegio è cresciuto sicuramente anche il mio spirito di avventura, di adattamento e una spontanea voglia di stare in mezzo alla natura.
Sono arrivata in Italia a 13 anni, dopo aver trascorso un periodo di vita nel sud della Francia. E sono arrivata comunque lontana dalle Grigne, nella Brianza quella che inizia già a sembrare Milano. In montagna ho iniziato ad andarci tardi, avevo 25 anni quando per puro caso qualcuno mi propose di fare la traversata alta e bassa delle Grigne. La feci con un paio di scarpe da tennis a suola liscia del supermercato. Stranamente non morii né mi slogai una caviglia, quindi nel dubbio ci riprovai svariate volte, con tutte le cime del lecchese.
Dopo qualche anno di solo escursionismo, a 29 anni un po’ per noia un po’ per fortuna, sono inciampata nell’alpinismo e ancora mi ricordo, con emozione, la prima doppia fatta dal Fungo. Non avevo mai arrampicato prima, ma non avrei mai più smesso dopo. Da allora è stato un crescendo, un susseguirsi di weekend e vacanze tra roccia, ghiaccio e neve.
Nel corso di questi pochi anni, se guardo quanti luoghi ho visto andando a scalare o sciando, mi rendo conto di quanto ho investito e di quanto mi sono innamorata. Dalle Grigne alle vie classiche di roccia o misto sul Monte Bianco, agli spaventi sulle placche della Val Masino fino alle ripetizioni delle classiche vie in Dolomiti.
Della montagna infatti a me davvero piace tutto, mi piace la roccia quando la stagione si scalda, quel senso di isolamento del partire la sera prima, fare gli avvicinamenti, dormire all’attacco e il giorno dopo dimenticarsi del mondo. Mi piacciono le cascate d’inverno, con le loro assurde formazioni e mi piace quel senso di leggerezza nella neve sotto agli sci. Quando le giornate iniziano ad accorciarsi mi piace anche chiudermi nella tana sicura delle falesie e rilassarmi concentrandomi solo sul gesto atletico in sé. Mi piace godermela, in ogni sua forma e stagione, credo che per questo difficilmente mi annoierà mai.
Non sono brava, ma mi applico, persevero e soprattutto amo farlo, sul mio sito non ci sono racconti di vie di VIII e forse mai ce ne saranno. Ci sono solo vie classiche, cascate semplici, sciate a meno di 40 gradi di pendenza. C’è la vita di una persona che ha un lavoro a tempo pieno e che cerca di far stare insieme tutto, amici, un compagno, due gatti, ricordarsi di non far scadere il cibo in frigo e magari anche di dormire. Non c’è nulla di patinato, nulla di perfetto. Non ci sono gradi impossibili, né dislivelli da record, non ci sono imprese eroiche, c’è solo la voglia di andare, di raccontare.
Oggi ho 32 anni, non riesco a ricordarmi nemmeno com’era la mia vita prima di andare in montagna e faccio fatica a immaginarmela senza. Penso che il modo che ho di frequentare la montagna cambierà col tempo, sarà a volte meno, altre di più. Ci ritroveremo su sentieri già percorsi, su vie già scalate, in falesie di cui ormai conosco i sassi a memoria, ma questa è casa mia più di tutte, questo è il mio luogo, io la montagna l’ho proprio scelta strada facendo. Lecco e le montagne attorno sono casa mia, una casa dove non sono nata ma ci sono arrivata e dove finalmente ho capito che “appartenere” è soprattutto questo, è la scelta di rimanere. Non è il luogo più bello del mondo, non è nemmeno quello che io preferisco forse, ma si è sedimentato, si è costruito, si è radicato in me quanto io mi sono legata a queste cime fino al punto da farmi capire che per quanto mi piaccia esplorare, scoprire (scalando o meno) luoghi e cime lontane, quando la sera vado a farmi una corsetta sul Barro e il sole tramonta sui corni di Canzo e si vede il profilo dei Magnaghi o le punte del Resegone, questa è casa mia e in quanto tale, per me che ci ho messo 30 anni a capire quale fosse la mia identità e la mia terra, è il luogo più bello del mondo. E ad Ande così come alle persone che ne fanno parte, rappresentando più di qualsiasi altro marchio l’identità lecchese, sono immensamente legata e sono orgogliosa di farne parte!
Senza dubbio la Val Masino e il Monte Bianco, anche se continuerò sempre a sentirmi a casa laddove ho iniziato, ossia in Grignetta!
Alcune ascensioni tra le più significative
Val di Mello
Catinaccio
via Anghileri Vitali, Munchech
ripetizioni di diverse vie (Giacugià, Barone Rampante, Adrenalina, Via dei Lupetti, Diedro del Loup)
Osio Canali, val Torrone
Spigolo del Velo
Gogna, Parete sud
Bonatti Tabù alla Chandelle
Cassin al Badile
Espejismo de Verano e Directa de los Martinez, Picos de Europa, Asturie, Spagna
Kuffner
Apertura cascate “Black Eyes” e “Smaranda” (Svizzera)
Goulotte del Comandante, Albigna
Romilla
Kuffner al Mont Maudit
Signal
Goulotte Gabarrou Albinoni, Tacul
Passo de Gavia
Partendo in bicicletta dalla Brianza e senza uso di mezzi a motore
piz Tambò
Tour des Periades
RACCONTATE DA SMARANDA CHIFU